da Primo Casalini, Monza
Potemkin inventò i villaggi che da lui prendono il nome: scenari di pure facciata (come nei western-spaghetti di serie B) che Caterina II poteva ammirare viaggiando per le steppe russe. Pratica di Mare, i limoni finti di Genova, la scrivania di ciliegio sono dei villaggi Potemkin. Lo è anche il viso del premier dopo il lifting. Ma c’è anche un Potemkin di pensiero. Dire “dovete avere fiducia”, “siate entusiasti” è come dire “sii spontaneo” o “devi amarmi”. Si chiamano in gergo ingiunzioni paradossali. Prendersela con la “televisione ansiogena” non serve, quando l’ansia è nei fatti. La boiata pazzesca non è la corazzata Potemkin, ma il villaggio Potemkin: attenua la presa diretta con la realtà, mentre solo se ci sbatti il grugno la puoi cambiare, come col “sangue, sudore e lacrime” di Churchill. E i benedettini dicevano: “age quod agis”, fai quello che stai facendo, altro che balle.
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