Innanzitutto, riusciamo a farla finita con questo linguaggio orwelliano e cominciare a chiamare le cose con il loro nome?
Quelli che sono in Iraq, non sono «imprenditori». … Sono profittatori di guerra che stanno sfilando milioni dalle tasche dell’americano medio.
Gli iracheni che si sono ribellati all’occupazione non sono «rivoltosi» o «terroristi» o «il nemico». Sono la rivoluzione …
Quando guardate un servizio «dall’Iraq» [alle tv americane], quello che vedete è un comunicato stampa fornito dalle forze d’occupazione Usa e rivenduto a voi come notizia.
Mi oppongo a che l’Onu, o chiunque altro, rischi la vita dei propri cittadini per tirarci fuori dalla nostra debacle. Mi dispiace, ma la maggioranza degli americani ha appoggiato questa guerra, una volta iniziata, e, per quanto triste, quella maggioranza deve ora sacrificare i propri figli finché sarà versato abbastanza sangue da far sì che forse – proprio forse – Dio e il popolo iracheno possano infine perdonarci.
(da un articolo di Michael Moore, in Documenti)
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