da Barbara Melotti
E’ sempre divertente quando si comincia parlando di una piccola cosa e si finisce ai massimi sistemi. La campagna di CSF era (è) imperniata sull’editing della punteggiatura e non sul suo corretto uso, solo in parte sindacabile, in larga parte invece opinabile e proprio dello stile di ciascun autore. E il mio modesto parere che l’editing (e solo quello, Giselda) della punteggiatura sia un fatto puramente estetico. Se volete una convenzione. Ma una convenzione importante, perchè permette di leggere velocemente, velocemente capire, e poi dedicarsi alle cose importanti della vita, guerre comprese. Ringrazio Peter Freeman per la deliziosa lezioncina “leggere insegna a scrivere”. Molto “maestrina dalla penna rossa”: secoli che non la sentivo, da quando ho inutilmente cercato di impartirla alle ultime generazioni di famiglia. Il mio personale esercizio di stile sulla punteggiature, ove interessi, è: scrivere mettendo tutta la punteggiatura che mi pare necessaria, poi rileggere e togliere tutto il superfluo. Di solito, almeno il 30%. Punto.
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