da Paolo della Sala
(…) devo dire che non sono d’accordo col Suo post, dal quale si evince, contro ogni logica politica, che in Irak non ci dev’essere posto per la democrazia. Credo esattamente il contrario: che in Irak sia possibile esportare la democrazia (non i modelli occidentali), e che dopo 40 anni di stragi, la mattanza attuale sia solo il venire alla luce di ciò che già c’era. Solo che prima non c’erano giornalisti, televisioni, cortei e opinioni. C’era un regime di stretta derivazione nazista, ecco cosa c’era. Il fatto è che l’Europa è in occulta guerra economica con gli Stati Uniti: il fronte, più che da Bagdad, passa per Parigi e Bruxelles. Viceversa la situazione sarebbe molto più definita, ma di ciò in Europa e Italia non si parla, e ciò è molto grave. Non si parla neanche delle stragi in Congo, prodotte da multinazionali francobelghe (a parte un’ottima inchiesta della rivista di Deaglio), o delle neocolonizzazioni europee in Ciad e Costa d’Avorio. Infine troppi pacifinti sfilano ai cortei con la maglietta di Che Guevara senza ricordare che Cuba invase l’Angola, e senza mandato dell’Onu. Troppi pacifisti sono sia contro Sharon sia contro Rabin: mai sono stati equanimi, sempre hanno sfilato con la kefiah al collo gridando gli slogan di uno dei due contendenti.
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