da Claudia Firino, Sassari
Ho vissuto a Madrid per un anno, da studentessa erasmus. Ho lasciato laggiù molte persone, alcuni amici con cui ancora ho uno splendido rapporto, e la sensazione, forse ingenua ma sentita, di sentire quella città anche un po’ mia. Atocha è uno strano posto, non lo diresti stazione. Sembra quasi una grande serra, dato che il suo bizzarro architetto ci ha voluto dentro un giardino tropicale. Ci sono moliti insetti, un’umidità inverosimile, e l’umanità varia tipica dei luoghi di transito. C’è anche un ristorante, carissimo, i giovani bene ci vanno abitualmente. No, davvero, Atocha non la diresti una stazione. Non ho mai mangiato nel ristorante carissimo, ma ho trascorso nella grande serra molto tempo. Ed ora non potrò più tornarci con lo stesso spiritoStamane ho vissuto momenti orribili, conclusi solo quando sono riuscita a mettermi in contatto con l’ultimo dei miei amici, che per fortuna stanno bene. E sono tanti gli studenti che hanno perso la vita. Vorrei abbracciare fisicamente i miei amici ora più che mai, vorrei incoraggiarli, dopo aver sentito le loro voci spezzate e il loro pensiero incredulo. Tutto qua.
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