da Peter Freeman
Caro Csf, un po’ mi rompe ma mi tocca rispondere a Natalino che pende, cosi’ sostiene, dalle mie labbra (e mi risparmio la battutaccia…). Le vicende interne al Manifesto sono una cosa estremamente complicata. Lo dice uno che le ha conosciute e vissute sempre da vicino e, per una decina di anni, da dentro. Sul “Foglio” usci’ una meravigliosa paginata (la scrisse Marcenaro) sull’ultima crisi interna a via Tomacelli, abbastanza delirante ma vicina al vero: e infatti la appesero in bacheca. Barenghi, e su questo ci gioco due palle (una no ma due si’..), vomita ogni qual volta gli nomini Fassino, figuriamoci Polito. Basta leggersi le “iene”. Semmai la critica e la sfiducia riguardo’, in estrema sintesi, la linea editoriale del giornale, ritenuta troppo “politicista”, piu’ attenta al Palazzo che non alla “societa’ reale”. Critica ingenerosa, a mio personale giudizio. Fassino e il “riformismo” non c’entrano un acca. Il fatto e’ che la gauche, anche quella piu’ radicale, e’ una bestia strana e complicata, per taluni (non io) persino repellente. Natalino sara’ un grazioso costruttore di “calembours” ma di sinistra ci chiappa pochino e lo dico da un punto di vista strettamente giornalistico. Poi ci sono le opinioni che sono un’altra cosa.
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