da Primo Casalini, Monza
Quello che noi chiamiamo “diritto internazionale” è una griglia di interpretazione degli eventi, ma ce ne sono tante altre e prima di distribuire i voti occorrerebbe riuscire a guardare le griglie altrui dal di dentro. Faccio un esempio strano: quello che racconta Erodoto. Il re dei Persiani al momento della sua massima potenza aveva satrapie con popoli molto diversi: ce n’era uno che bruciava i corpi dei parenti defunti, un altro che li mangiava. Propose che si scambiassero le usanze, ed entrambi i popoli si ribellarono, dicendo che era meglio per loro morire che adottare l’altra usanza. Ed il re dei Persiani lasciò che i popoli continuassero con le loro usanze. Certamente tutti noi siamo schierati per una delle due, ma proviamo a pensare che cosa passava per la testa di colui che mangiando il nonno credeva di rifarlo vivere in lui, e come per lui doveva essere fonte di orrore il bruciarne il corpo. Noi vediamo al nostro modo i kamikaze (salvo lodare il tamburino sardo, la piccola vedetta lombarda, il piccolo alpino e la crociata degli innocenti), ma ci chiediamo come gli iracheni o i palestinesi vedono il gap di tecnologia delle bombe “intelligenti”, in cui il rischio è tutto loro? Il nostro uso della forza può anche essere per noi indispensabile, solo non impapocchiamolo col “diritto internazionale”. Sono argomenti che suscitano odio più ancora dell’uso della forza. Hai la forza? Usala, ma non rompermi le balle facendomi pure la morale, come le dame vittoriane con i fazzoletti morali per gli zulù.
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