IO SI’ TU NOSergio Staino, il grande disegnatore che ci delizia dalle pagine dell’Unità, scrive una lettera al suo giornale “meravigliato e indignato dalle parole usate da Antonio Di Pietro” in un articolo pubblicato ieri sul quotidiano fondato da Gramsci. Che cosa ha indignato Staino? Il fatto che Di Pietro chiuda il pezzo “con la solita minaccia in stile berlusconiano o fascistoide in genere, delle liste di proscrizione: ‘faremo i nomi'”. I nomi di chi? Dei parlamentari Ds “accusati di opportunismo, di qualunquismo, di malafede nella votazione per il rinnovo della missione in Iraq”. E’ brutto fare le liste di proscrizione, sono d’accordo con Staino. Il quale continua: “Ricordo che il giorno che il Parlamento ha votato l’invio delle truppe in Iraq, io volevo uscire con una pagina domenicale al cui interno apparissero tutti nomi dei parlamentari che avevano votato questo obbrobrio”. Ma il direttore Colombo lo invitò a non farlo. Mi sfugge la logica del grande Staino. Perché si indigna se Di Pietro vuole fare una cosa che lui stesso avrebbe fatto se non fosse stato fermato da Furio Colombo?
GODORiporta Antonello Capurso sul Foglio: “L’onorevole Alberto Nigra”, componente della commissione Lavoro in quota Ds, dichiara: “Su Sette, che è diventato il miglior settimanale, leggo sempre Claudio Sabelli Fioretti. Mi sono iscritto al suo sito per ricevere le sue email quotidiane”. Anche a nome del mio io ipertrofico giunga a Capurso e all’on. Nigra un sentito ringraziamento. Lungi da me l’idea di adulare l’eccelso Capurso e l’immenso Nigra.
UN PERCHE’ TIRA L’ALTROHo rivisto la scena di Excalibur in cui Antonio Socci perseguita di “perché” Giovanna Melandri fino a costringerla alla fuga. Un pezzo di grande televisione. A metà fra ipnosi e tragedia greca. Mi sono persino convinto che se potesse tornare indietro Socci lo rifarebbe.
PREVEGGENZANella mia serie sui voltagabbana ho intervistato qualche mese fa Paolo Cirino Pomicino, detto Geronimo. Quando l’ho intervistato era del Polo. Ieri sembra che sia passato con Mastella. Che cosa non fanno per farmi contento. (csf)
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