da Gianluca Freda
Cominciano a seccarmi gli aggettivi con cui, nel mieloso revisionismo storico imperante, vengono continuamente insultati i partigiani italiani e jugoslavi. Assassini, criminali, ora anche mafiosi. Se è giusto che eventi finora noti soprattutto agli studiosi vengano conosciuti anche dal grande pubblico, è bene che il contesto in cui avvennero non venga mai dimenticato. I partigiani combatterono e vinsero una guerra che non avevano voluto. La vinsero col sangue, nel sangue consumarono le loro vendette aguerra conclusa, come accade in qualsiasi conflitto. Non furono certo i primi a sparare, nè i primi ad utilizzare le foibe, le loro vendette fecero seguito a decenni di massacri e fucilazioni fasciste. Teniamo distinta l’indagine storica dalla malafede di parte politica e dalla commozione di comodo, per favore.
Caro Gianluca, non è giusto rispondere con parole corrette e con ragionamenti che filano ma che hanno il sapore di propaganda politica a un appunto preciso, esatto che riguarda il comportamento di alcuni ex partigiani intervistati da una troupe televisiva. Io quella trasmissione l’ho vista e sono rimasto anch’io colpito dall’atteggiamento omertoso e reticente di testimoni di fatti drammatici che si svolsero ormai più di 50 anni fa. Ricordare e fare chiarezza non fa mai male. La verità è rivoluzionaria. La frase, probabilmente, non fu mai detta da Lenin ma è stupenda. Peccato che esprima un precetto che nessuno pratica (csf)
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