da Gianluca Freda
Caro csf, io ho la brutta impressione che ci si dimentichi, quando si parla della resistenza, che alla guerra non è lecito applicare gli stessi criteri di giudizio morale che adoperiamo in tempo di pace. In guerra chiunque è un assassino, ed è legittimato e incitato a esserlo. Non è facile parlare di responsabilità morali dei singoli individui dalle nostre poltrone di posteri. Esistono invece responsabilità politiche e storiche di chi la guerra la volle, la iniziò e la esaltò, e costoro non furono certo i partigiani. Temo che gli attacchi alla resistenza mirino a sovvertire questa semplice verità politica. La verità sarà rivoluzionaria, ma di che tipo di rivoluzione stiamo parlando?
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