da Bruno Crespi
Lasciamo a Marco Pantani la pace che cercava. Non credo fosse depresso, la depressione -dal punto di vista medico- è altro. Capisco (nel senso che riconosco che esiste il fenomeno), anche se non condivido né mi adeguo che per primeggiare ci si dopi ed altro. Ma che poi si ricorra all’ alibi della depressione o della morte sociale di chi non può più tirare come un treno in montagna a 40 km/h tutti i giorni perché l’ hanno beccato all’ antidoping, o non sia più un treno sulle linee del bordo campo, perché finalmente anche a Napoli si decisero a farle in gesso invece che in coca, non mi sta bene. Chi lo faceva sapeva cosa rischiava, come chi fa una rapina. Quello che mi scandalizza è che si parli solo di questi casi e non delle centinaia d’altri, magari con doping peggiori, ma con personaggi minori e, ultimo ma non meno importante, che si stia a discutere quale sia il calciatore migliore di tutti i tempi scegliendo tra due di cui uno è cocainomane. Se questi sono gli esempi: ecco chi moralmente ha la colpa di aver lasciato morire Marco. E che ora osino scagliare la prima siringa….!
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