da Paolo Righetti – L’Aquila
Il Ceausescu de noantri, la Sciagura che quindici anni or sono colpì l’Italia, oggi compie un bel po’ di anni e verrà, per l’ennesima volta, a L’Aquila, per un’altra delirante autocelebrazione.Tra le nuove case, non ancora pronte, frotte di operai-formica schizzano a destra e a manca per allestire il set, per preparare almeno un angolino buono per un’inquadratura stretta.E’ buffo (e triste, e preoccupante, e squallido), tra macchine da cantiere, montagne di terra, edifici ancora da completare e fotoelettriche per il lavoro notturno, vedere le strisce di mezzeria della strada tutte sbilenche per la velocità per forza distratta con la quale sono state tracciate, vedere gli impianti di irrigazione che innaffiano senza sosta l’erbetta nelle nuove aiuole e i numerosi alberelli già interrati.La sostanza (molti aquilani passeranno comunque l’inverno senza una casa, molti sono già senza lavoro, le scuole riapriranno con grave ritardo, eccetera) non conta, quel che conta è l’immagine.Meno male che il tiglio c’è.
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