di Maria Novella Oppo (L’Unità)
Benché la seconda puntata di «Ballarò» fosse dedicata a temi planetari (guerra, pace, impero e terrorismo) dai quali dipende la sorte stessa della umanità, non è mancato qualche momento di viva ilarità. Tutto merito, bisogna riconoscerlo, del ministro Marzano, che ha dominato incontrastato nel campo delle indiscusse banalità (tipo: «il nostro governo avrebbe preferito la pace rispetto alla guerra»). Ma, quando il conduttore Floris ha fatto una deviazione sul fronte della satira (e relativa censura), mandando in onda uno stralcio di Sabina Guzzanti, Marzano ha capito che doveva dare di più. Di fronte ad argomentazioni satiriche irresistibilmente critiche verso il governo in carica, Marzano, oibò, è stato sul punto di sfoderare la sua indignazione. Poi però si è accontentato della logica pura, mettendo in campo il teorema che viene usato da tempo contro chiunque gridi al regime. L’argomento è questo: se si può dire che c’è un regime, vuol dire che il regime non c’è. Argomento apparentemente inoppugnabile, ma anche reversibile. Infatti, se Sabina Guzzanti non può dire che c’è il regime, allora vuol dire che il regime c’è.
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