MILIARDARI CHE LOTTANOUna cosa è vera: c’è un gruppo di miliardari che indossa la casacca dei difensori della libertà di stampa, della libertà di informazione, della democrazia, che sta combattendo con un gruppo di miliardari, magari anche tutti parenti, che indossa la casacca dei difensori della libertà di “intrapresa”, della libertà di fare quel cazzo che gli pare (come diceva il mitico Guzzanti). Il primo gruppo dice che l’altro vuole instaurare la dittatura. L’altro gruppo dice che il primo gruppo vuole i soviet in Italia. Diciamolo subito: stanno combattendo per i soldi. A nessuno dei due gruppi importa nulla della democrazia e della libertà. Questa sentenza che stabilisce che un gruppo ha rubato all’altro e deve rimborsargli 750 milioni di euro è la splendida rappresentazione di che cosa stia in realtà succedendo. Si sta lottando per i soldi.Detto questo (si dice sempre “detto questo” dopo che si è fatta una lunga premessa), detto questo io devo decidere con chi stare. Con Berlusconi non si può. Non si può perché soltanto un deficiente può non essersi accorto di chi sia Berlusconi, di quale sia il suo spregio per le regole. L’altro, almeno, una certa attenzione alla forma ce l’ha. L’altro non vuole il regime, l’altro non sogna il 51 per cento, l’altro non corrompe i giudici, l’altro non è il premier, l’altro non ha mai detto che chi non gli vuole bene è un coglione, l’altro non scappa davanti ai giudizi e un giorno, almeno un giorno, di galera se l’è fatta senza lamentarsi tanto. Diciamola tutta: non sono a favore di nessuno dei due, ma non riesco a non essere contro quello che dà del kapo a chi lo critica, che chiede il licenziamento dei giornalisti che parlano male di lui, che non sopporta la satira, che non si fa intervistare da nessuno che non sia un suo sodale, che si è iscritto alla P2, che non risponde alle domande, che nel programma pubblico mette la famiglia e in quello privato mette le veline.Detto questo. Detto questo sto anche un po’ a guardare. Non troppo, perché altrimente succede come ai socialisti sull’Aventino. Ma non riesco a mettere troppo entusiasmo nella lotta. Sento con intensità la sensazione che anche il giorno che dovesse cadere il satrapo, qualcun altro arriverà a continuare il suo lavoro, e non è detto che sia uno dei suoi.
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