da Vittorio Grondona
Caro Natalino Russo di Seminara, mi dispiace che se la sia presa. Nella mia pochezza di ingegno avevo finora pensato che chi si mettesse pubblicamente in mostra accettasse nel contempo le eventuali critiche del suo operato. Mi scuso per la mia imperdonabile ingenuità. Certamente non ho voluto offenderla. Ho solo espresso quello che penso veramente di ciò che scrive: simpatici nonsensi inutili e dannosi per chi, come me, volesse capire meglio la politica. Lei del resto, da solo, si è fatto il processo e si è data l’assoluzione. (Segue oltre le 500 battute)
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