di Emanuele Macaluso (per Il Riformista)
Negli anni di Tangentopoli feci dure polemiche con quei giornali che spacciavano per inchieste, scoop e rivelazioni le veline che gli passavano le procure. Anche allora ci fu chi voleva darmi lezioni. Oggi tocca al mio amico Mario Sechi, difensore d’ufficio di una campagna del suo giornale su Telekom Serbia. Noi abbiamo seguito quel diluvio di pagine come segno di agitazione politica e voce di alcuni membri della Commissione d’inchiesta, i quali, come i procuratori, passano informazioni. La caccia spasmodica a Fassino, Prodi e Dini, presunti tangentisti, ha fatto sparire l’obiettivo delle responsabilità politiche di quell’affare. Poi è caduto pure quello di eventuali tangenti. Il Pansa che tu citi, caro Mario, nei suoi pezzi ha fatto il contrario della campagna del Giornale: ha criticato i silenzi sul nodo politico e anche sul costo economico. E’ quello che amichevolmente avevo scritto nel primo corsivo. Altro che tacere per la «diversità» dei comunisti! All’Unità, quando fece un grave errore sul caso Maresca-Scotti, il direttore si dimise. Voi, che non siete un giornale di partito, e quindi siete «liberi da condizionamenti», non dite nemmeno «abbiamo sbagliato».
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