MARIA ANGIOLILLOdi Claudio Sabelli FiorettiNon è narcisismo, non solo. E’ che questo è uno dei servizi in cui mi sono divertito di più. Maria Luisa Agnese, direttora del Magazine del Corriere della Sera, mi aveva chiesto di andare a passare una serata sotto il portoncino della casa di Maria Angiolillo in occasione di una delle sue tante cene. Questa è la cronaca
Diciamolo: c’è anche un piccolo attimo di tensione. È quando ho la pessima idea di poggiare il mio zainetto nero contro il muro del villino di Maria Angiolillo e mi allontano. Sono proprio un deficiente. Esce il maggiordomo asiatico preoccupato e dice educatamente: «Lo zainetto. Può spostarlo?». Il maggiordomo asiatico è saggio. Fra qualche minuto arriverà il ministro degli Interni, mica bruscolini. Il maggiordomo asiatico è piccolo ma ben piazzato. Mi ricorda quel tipetto che in Goldfinger lanciava la sua bombetta, arma terribile, capace di tranciare la testa a chiunque.Per tutta la serata, dalle nove a mezzanotte il maggiordomo asiatico sarà il mio unico punto di contatto con Maria Angiolillo, vedova del mitico Angiolillo, proprietario del Tempo di Roma, quando il Tempo era un giornale famoso, autorevole, luogo di grandi firme e grandi giornalisti. Comincia così la mia prima esperienza di giornalista embedded, incastonato nel più importante rito della mondanità politico-economico-ecclesiastico-giornalistica romana, bivaccando davanti al portone che una volta al mese 35 vipponi oltrepassano per presentarsi al desco del salotto più famoso d’Italia, apparentemente per mangiare e conversare amabilmente, in realtà per recitare la parte di coloro che decidono le sorti di questo nostro angosciato Paese.Sommo officiante del rito è Umberto Pizzi, fotografo di Zagarolo, il quale insieme al fratello Mario, aspetta davanti al portone i vipponi e li blocca sui megapixel della sua Nikon.
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