da Feliciano Bechelli
Un illuminante editoriale di Panebianco sul Corriere ci ha spiegato la bontà della guerra in Iraq. Il sempre equilibrato politologo ammette che sì, le armi di distruzione di massa erano una bufala confezionata ad arte e anche l’altra storiella della democrazia e dei diritti umani erano un banale pretesto per giustificare a posteriori quanto avvenuto. Ma Panebianco sottolinea che le ragioni dell’intervento erano comunque buone e giuste, anche se troppo complesse per spiegarle a noi, popolo bue, ignorante e abituato a ragionare con il paraocchi ideologico comunista (e per questo Bush & c., loro malgrado, sono stati costretti a inventarsi delle versioni diverse): abbattere Saddam (anzi: “regime change” che suona meglio) per lanciare un messaggio a diversi destinatari: siriani, egiziani, sauditi, israeliani, palestinesi, russi e – perché no? – francesi. Insomma, colpiscine uno per educarne cento.
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