Alle ore 24 di ieri vigili urbani, poliziotti della strada e carabinieri sono usciti dalle loro tane e si sono sparsi per le strade di tutta Italia. Senza casco? Zac! Via un pezzetto di patente. Telefonino? Zac zac, pezzettone di patente. Dio che felicità. Popoli di senza cintura cominciano a tremare, orde di superatori folli si fanno prudenti. Ma perché prima no? Voglio dire: perché prima vigili, agenti e carabinieri perdonavano a telefonisti e scinturati? Perché prima conversori a U, duecentoalloristi e passatori con il rosso se ne fregavano altamente di leggi e regolamenti? Prima non esisteva il codice della strada?
Il problema è che le leggi, in Italia, sono un optional. L’unica cosa che modifica i nostri comportamenti sono le sanzioni. Le multe, teoricamente, esistevano anche prima. Ma erano quelle di sosta, libidine dei vigili urbani. E poi: che cosa sono cento euri per uno che ha la Ferrari? Ha speso mezzo miliardo di lire per correre a 300 all’ora. Si fermerà davanti a una multa che al massimo può impensierire un extracomunitario? La risposta è no. Ma se cominciano a tagliuzzarti la patente, allora è diverso. Se ti tocca andare ai corsi di rieducazione, roba da Cina veterocomunista, la cosa si fa pesante.
Insomma: evviva le patenti a punti! Se fosse per me estenderei l’idea a tutta la vita. Arrivi tardi all’appuntamento? Due punti. Butti cartaccia per la strada? Cinque punti. Non mantieni la parola data? Dieci punti. Racconti barzellette stupide? Quindici punti. Fumi vicino al prossimo? Venti punti. Ti rifiuti, usando ogni cavillo possibile, di farti processare? Trenta punti E quando arrivi a cinquanta punti, se vuoi evitare la gogna, vieni affidato ai servizi sociali che ti fanno seguire un corso di educazione civica. Se superi l’esame, ti riviene data l’intera dote di cinquanta punti. Una vita a punti.
Claudio Sabelli Fioretti
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