da Salvatore Argiolas, Cagliari
Il vecchio illusionista intravede il viale del tramonto. Non gli riescono più i trucchi che stupivano il pubblico. Ogni giorno che passa, aumenta il suo nervosismo e la sua paura di essere arrivato al capolinea. Ha ancora la capacità di far passare i fiaschi per successi (com’è successo per le ultime elezioni), ma ormai tutti si stanno accorgendo che il re è nudo. Anche il suo più entusiasta fan, il governatore della Banca d’Italia lo critica, e lui non trova di meglio che tentare di insegnargli il mestiere, dicendo che la ripresa ci sarà ( non specificando in quale secolo). Perfino i suoi compari di recita rumoreggiano pretendendo ruoli nuovi e lui si dice felice di questo tentativo di ammutinamento. Certo ha ancora il potere di cacciare un direttore scomodo, ma questo è un segnale di debolezza non certo di nervi distesi. Il pifferaio si è girato e dietro non ha più nessuno. Come uno sfiatato tenore, i suoi do di petto sono sempre più rari e accusa i critici di essere prevenuti e naturalmente comunisti. L’antico mattatore si è ridotto al frusto tema del comunismo perché nessuno dei suoi proclami elettorali si è tramutato in realtà. Quando sale sul palcoscenico pensa con terrore a quanti sipari si vedrà ancora scendere davanti.
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