Gabriele Vegetti, Bologna
Caro Casalini, non so come funzioni a Monza, ma da queste parti la bolognesità è ancora sentita. E il sindaco è ancora una figura che appartiene più all’immaginario popolare che all’amministrazione dello Stato. I vecchi, gloriosi sindaci (Dozza, Zangheri, Imbeni) ancora vengono ricordati come rappresentanti della suddetta bolognesità: gente che potevi incontrare la mattina al bar, scambiarci quattro chiacchiere e che però sapevano rappresentare degnamente la città in ambito nazionale. E Guazzaloca, pur stando dall’altra parte, in fondo appartiene alla stessa razza. E infatti ha vinto contro una candidata infelicemente scelta che non rispondeva a queste caratteristiche. Sembrano cazzate, ma sono le cazzate che fanno la differenza tra una vittoria e una sconfitta. E infatti gli esempi da lei portati sono tutti illustri rappresentanti delle rispettive città. Per questo la candidatura paracadutata di Cofferati suscita tante perplessità, anche a sinistra. Già vedo molti storcere il naso: cosa c’entra Cofferati con Bologna? E’ mai stato qui, se non per partecipare a qualche convegno? Ha mai chiacchierato con i macellai del mercato? Ha mai fatto notte in qualche osteria? Ha mai provato sulla propria pelle i problemi quotidiani della città? Dico queste cose da ammiratore di Cofferati: lavittoria è tutt’altro che scontata.
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