di Emanuele Macaluso per il Riformista
Il Foglio titola: «Un Cavaliere da stadio», cioè il Tribunale di Milano. E Feltri, su Libero, scrive che «il Grande Imputato ha vinto con un punteggio di tre a zero». Ma trascura di dire che i suoi avversari giocavano senza difesa, anzi senza squadra. Infatti, quando la Boccassini ha chiesto di interrogarlo, il Cavaliere ha risposto che può farlo in privato, a Palazzo Chigi. In queste condizioni anche un brocco segna tre gol. All’avvenimento, senza allusioni calcistiche, Angelo Panebianco dedica il suo editoriale sul Corriere, cercando di estrarre qualcosa di buono da una vicenda in cui non c’è nulla di buono. Adesso il processo, dopo quegli show, sarà sospeso nel momento peggiore, alla vigilia della sentenza, con una legge nata male e approvata malissimo. Le garanzie alle persone che sono ai vertici delle istituzioni bisognava deciderle molto prima. Ma né la destra, né la sinistra le volevano. La destra perché voleva salvare anche Previti. Oggi non è pensabile, come auspica Panebianco, che Berlusconi si «occupi finalmente della giustizia da un punto di vista universalistico anziché particolaristico». Il «particulare» ha già ucciso l’universale.
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