di Emanuele Macaluso (per Il Riformista)
Contrordine compagni! – con questa espressione Giovannino Guareschi negli anni cinquanta metteva alla berlina la disciplina dei comunisti che, di fronte all’ordine dei capi, cambiavano idee e fronte. Nella burla guareschiana c’era una parte di verità, non tutta la verità, perché nel Pci la discussione, dentro le mura del centralismo democratico, c’era eccome. E i cambiamenti di posizione avevano un minimo di motivazione. Quel che oggi vediamo nella Casa delle Libertà (sic!) su questo terreno fa rimpiangere il «contrordine compagni». Il caso della Lega – che dopo avere comunicato attraverso una solenne dichiarazione del capogruppo alla Camera, Cè, che i leghisti non avrebbero partecipato al dibattito sull’immigrazione, nello spazio di qualche ora decide di parteciparvi – è solo un anello di una lunga catena di dietrofront. In questo e in altri casi, gli ordini e i contrordini non vengono da Bossi, ma da Berlusconi. Tuttavia non tutti i «contrordini » sono da biasimare, possono esprimere un ripensamento reale. Guareschi non c’è più, ma lasciateci immaginare una sua vignetta che dice: «contrordine italiani moderati, sul Cavaliere ci siamo sbagliati».
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