da Feliciano Bechelli
La Presidente di un’azienda che plaude alla sentenza di un giudice che dà torto all’azienda da costei presieduta. Il Consiglio di Amministrazione di quella stessa azienda che, su un ordine del giorno, vota in maniera opposta alla Presidente del Consiglio di Amministrazione stesso. Abbiate pazienza, ma c’è qualcosa di anomalo in tutto questo. E anche se mi rendo conto che questa anomalia è figlia di un’anomalia molto più grande, sono sconcertato.Lei csf, cosa ne pensa?
E’ stato detto, dopo la sentenza del giudice che chiede che la Rai rispetti la professione di Santoro e il contratto che lo lega alla Rai, che la magistratura limita la libertà di impresa della Rai. E’ vero: la magistratura limita la libertà di impresa della Rai. E’ un dato di fatto. Inutile negarlo. E allora? Voglio fare un esempio, tirandomi fuori da questa eterna diatriba in cui tutti hanno ragione. Limitare la libertà di impresa è forse un reato? Ci sono un sacco di leggi che limitano la libertà di impresa delle aziende. E’ vietato, per esempio, scaricare in un fiume rifiuti tossici. E’ vietato licenziare senza giusta causa. E’ vietato far lavorare i bambini. Le limitazioni della libertà di impresa sono molte, vivaddio. E’ vietato anche, per esempio, non rispettare un contratto e ignorare i diritti di un lavoratore. Io non dico che Santoro ha ragione. Dico solo che il suo “licenziamento” è stata la conseguenza di un diktat politico. Se un giudice reputa che ciò è ingiusto, è giusto che limiti la libertà di impresa della Rai e la costringa a consentire a Santoro di continuare a fare quello che faceva, con successo di audience e di pubblicità, prima del diktat politico. E dirò di più. Limitando la libertà di impresa della Rai quel giudice la costringe a fare non solo il suo dovere ma anche i suoi interessi. E’ questo che Lucia Annunziata ha capito. Ma gli altri del Cda no. (csf)
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