da Primo Casalini, Monza
Chi sa fare quattro conti veri, lo sa come stanno le cose: conveniva vendere la SME nel 1985 a 500 miliardi, non dieci anni dopo a 2500 miliardi. Anche dal punto di vista finanziario. Vendere a chi? A chi era disposto a comprare a condizioni accettabili. Vogliamo dirla tutta? I panettoni di stato erano un simpatico ed innocuo concorrente per certuni, e per certi altri un gradevole frutteto per incantevoli nipotine e cuginastri scioperati. Vendere, vendere, vendere. Mi piacerebbe che si parlasse anche di una battaglia che purtroppo Prodi perse contro Cuccia: quella per le tre banche di interesse nazionale. Ma su questo argomento, tutti zitti e mosca (con la emme minuscola, la mosca siamo noi, altro che parco buoi). Alla fine, il conto c’è stato, con la finanziaria di Amato: colpa nostra, avevamo vissuto tutti sopra le nostre possibilità. Così ci hanno spiegato. Stanno ricominciando a dircelo, adesso. Bel mestiere, fare gli affari con i soldi degli altri e con le frequenze di tutti.
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