RENATO BRUNETTA. L’economista europarlamentare di Forza Italia, nello speciale del Maurizio Costanzo Show, dice che i kamikaze arabi non vanno chiamati kamikaze. Getta nello sconforto tutti i partecipanti al talk show ripetendo continuamente che i kamikaze arabi non vanno chiamati kamikaze. Nel disinteresse generale ripete ancora una volta che i kamikaze arabi non vanno chiamati kamikaze finché Alba Parietti, in un empito di bontà, gli chiede: “Va bene, ci dica come li chiamerebbe” E lui, l’economista: “In Israele li chiamano terroristi”. E perché mai i kamikaze arabi in Iraq dovrebbero chiamarsi terroristi e non semplicemente kamikaze? Perché, spiega Brunetta (che non dovrebbe chiamarsi economista) spiega che i kamikaze giapponesi erano militari che colpivano altri militari, non civili che colpivano militari. La filologica spiegazione dell’economista che non dovrebbe chiamarsi economista piomberebbe nell’assoluta distrazione della platea se lo storico di destra Cardini, anche troppo timidamente, non gli facesse notare che gran parte della resistenza italiana verrebbe travolta se si applicasse questo parametro. Se un civile che combatte contro un militare è un terrorista, che ne facciamo di Pertini?
PIETRO INGRAO. Dio mi perdoni in anticipo se oso dire qualcosa di sgradevole nei confronti di un grande vecchio di fronte al quale mi prostro fin d’ora. Ma come ha fatto a dire che si augura ardentemente che il popolo iracheno resista all’aggressione fino all’ultimo minuto? E’ fino all’ultimo minuto anche se combatte un minuto solo, anche se si arrende al decimo minuto, anche se cade prostrato dopo quindici minuti. D’accordo, è una maniera di dire, vero grande vecchio? Volevi dire fino all’ultimo uomo (cielo, era meglio l’ultimo minuto!)
ROBERTO CASTELLI. Il ministro della Giustizia leghista se la prende con Casini. Dice: “Pur essendo un autorevole esponente delle istituzioni, non può dettare le linee della Casa delle Libertà”. Si parlava del decreto sull’immunità parlamentare. Tuoni e fulmini! Gli ex democristiani si agitano. Castelli fa marcia indietro e la colpa come al solito è dei giornalisti. “La mia voleva essere una battuta scherzosa. Mi spiace che sia stata riportata astraendola dal contesto e caricandola di un tono polemico che non era nelle mie intenzioni”. Ah sì? E qual era il contesto conoscendo il quale saremmo morti dalle risate?
Claudio Sabelli Fioretti
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