da Gianni Guasto
Che cosa dovrebbe dimostrare, Gasperini, il fatto che un magistrato chiami “compagno” un altro magistrato? Che si tratta di due magistrati comunisti, evidentemente, o socialisti, o compagni di qualche cosa d’altro (di scuola, di cordata, magari di vita, per esempio). Perché nessuno ha mai sostenuto questa cosa assurda: che non possano esistere magistrati di sinistra (o di destra o di centro), e lo stesso vale per i benzinai, per i cartomanti e per gli anestesisti. Lo vede, Gasperini, di quali insopportabili, stupide ovvietà siamo oggi costretti a condire le nostre conversazioni? Ma non siamo certo noi i responsabili di questa perversione dialettica: é il linguaggio dei pregiudicati (quelli che, per voler sfuggire al giudice naturale, sono, di fatto, dei presunti colpevoli), che, per difendersi, tacciano d’interesse ideologico i loro giudici naturali; é per questo che in giro ci sono tanti ragazzi che credono, in buona fede, che “comunista” sia sinonimo di “magistrato”. Anche perché Squillante non l’hanno mai sentito nominare.
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