da Claudio Urbani, Roma
Gasparini mi ha fatto riflettere, anzi illuminato. Ho un nipotino ddi sei anni, frequenta la prima ed è tutto orgoglioso, Mi stava raccontando delle sue prime esperienze. Poi mi ha attratto l’attenzione su una parola: compagno. Mi parlava del suo compagno di banco,di quanti compagni aveva in classe, del compagno che lo aveva invitato a casa….Ora possibile che né la Gelmini né chi è preposto al servizio scolastico si è accorto che da lì che vengono gettati i primi semi del comunismo? Non sarebbe il casodi intervenire prima che “compagno” dilaghi, e ce lo troviamo ovunque? Compagno di doppio al tennis, compagno di goliardia all’università, compagno tra i magistrati… trovate le radici, le piante le facciamo morire sul nascere: che a scuola si imponga la parola “collega”, asettica e buona per tutte le stagioni. Insomma dividiamo subito la gramigna dall’erba buona.
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