da Velia Iacovino, Roma
Una volta tanto Facci ha perfettamente ragione. Sto assistendo attonita a tutto il can can che si scatena puntualmente intorno ad una rassegna di canzonette, facendola diventare un affare di stato. La colpa non è però solo degli organizzatori e della televisione ma di tutto l’apparato dei media, compresi i giornali che danno un risalto totalmente sproporzionato all’evento con pagine e pagine di commenti che nessuno legge. Io non so se, come dice Facci, gli italiani sono cambiati; so però che è impensabile che una persona normale possa guardare per cinque giorni ogni sera e per quattro ore di seguito il Festival di Sanremo, poi all’una di notte prendersi un caffè e deliziarsi ancora con il dopo Festival. E mi fanno ridere i discorsi sulla concorrenza di Mediaset: ma veramente c’è qualcuno che pensa che il pubblico che guarda Zelig sia lo stesso che guarda Sanremo? E la solita pallosa associazione dei genitori che critica l’esibizione della Littizzetto, se pensa che ci siano genitori che alle 22,30 tengono ancora in piedi i ragazzini a guardare Sanremo, chiami piuttosto il Telefono Azzurro.
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