di Giulio Bulgarelli, Correggio
Fatemi capire una cosa. Non sono una belva assetata di sangue, giacobino o giustizialista come si sente dire oggi. Sono piuttosto per le regole: non credo che in Italia ci siano troppe regole quanto piuttosto troppe eccezioni. Dunque Andreotti (con Provenzano) è stato condannato in secondo grado per l’omicidio di Pecorelli. Resta ancora la Cassazione, che peraltro può solo sentenziare sull’aspetto formale del procedimento condotto. Mi esprimo come posso, e aggiungo che magari neanche credo alla colpevolezza del nostro, so solo che siamo in presenza di una sentenza. Dunque abbiamo visto un sacco di film americani dove il colpevole veniva smascherato dal Perry Mason di turno in aula di tribunale ed ipso facto tradotto via in manette. Ora nessuno pretende una tale tempestività – la realtà non è un film – ma quando vedo Andreotti da Costanzo, da Vespa, ai Telegatti, allo Zecchino d’oro eccetera mi viene da chiedere: “Ma cosa deve fare di più, un individuo condannato in appello per omicidio, per andare in galera ?”. Ammenochè la pena – ben peggiore – non sia proprio quella di andare da Vespa e compagnia bella. Ipotesi suggestiva. Però, però, se domani beccassero Provenzano potrebbe anche lui passare da Costanzo a raccontarci due facezie, invece che finire in gattabuia ?
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