da Alessandro Ceratti
Sa, gen. Colin Powell, qua in Italia, quando si tratta di prove, siamo diventati un pochino esigenti. Capirà che delle semplici intercettazioni (tra l’altro non autorizzate e pertanto non ricevibili) non possono certo convincerci della colpevolezza di chicchessia. E se poi fossero state manipolate? Noi, per lo meno, vogliamo poter valutare i nastri nella loro completezza, non dei brevi frammenti. Ah, badi bene, che i nastri siano gli originali. Non vorremmo che la CIA con il pretesto di eliminare i rumori abbia poi alterato il contenuto. E poi, le ricordiamo, non ci interessano i teoremi (grazie al cielo ci siamo lasciati quella stagione alle spalle!). Per cui non ci venga a raccontare che Saddam Hussein non è credibile, e che se non avesse nulla da nascondere si comporterebbe ben differentemente. Il nostro primo ministro e il suo principale avvocato ci hanno spiegato bene che questo non significa nulla, che ogni indagato ha diritto di difendersi in tutte le maniere che ritiene opportune, e che in ogni caso ci vogliono delle prove e non dei ragionamenti (per quanto logici e inoppugnabili) per condannare qualcuno. Mi sorprende che il presidente Berlusconi, malgrado la sua assidua frequentazione con G. Bush, non vi abbia messo al corrente di queste necessità mettendovi nella condizione di incorrere in un simile incidente. Certo di poter contare in una rapida rettifica, le porgo i miei distinti saluti.P.S. E poi sa, alcuni di noi (i più esagitati) si sono fatti l’idea che si tratti di una vera e propria persecuzione. In effetti il numero delle ispezioni dell’ONU all’Iraq è secondo solo a quello delle ispezioni della Guardia di Finanza a Mediaset. E almeno in quel caso, qualcosa di concreto è venuto fuori!
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