da Barbara Melotti
Ho letto il pezzo di Claudio condividendone con tutta me stessa ogni singola parola. Poi, con quel po’ di senso autocritico che nonostante tutto sopravvive, ho ricordato quando ‘io’ andavo in macchina a tutta birra con passeggeri a bordo, ‘io’ prendevo gli aerei a cuor leggero e contavo sull’inevitabile vittoria della ragione (la mia) nelle, piccolissime per fortuna, questioncelle tribunalizie. Il fatto è che, a un certo punto della vita, chissà dove, perdiamo l’illusione dell’immortalità e la nostra soglia del pericolo si alza esattamente a livello degli occhi. In che punto della scala della ‘sanità mentale’ si colloca il fenomeno, non so (e non credo di volerlo sapere).
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