da Alessandro Ceratti
Ottima risposta, senza ironia, signor Beretta. Se però fossero ragioni economiche di questo tipo quelle che spingono le azioni degli americani, il petrolio iracheno risulterebbe comunque piuttosto caruccio, visto che per ottenerlo ci sarebbe da aggiungere al prezzo del barile il costo di tutta la campagna militare statunitense. E allora forse diventerebbe più economico estrarre raggi solari dai cocomeri. Se proprio gli faceva gola il petrolio a buon mercato, gli statunitensi avrebbero dovuto fare l’esatto contrario e dire: “dopo l’11 settembre il problema prioritario è diventato il terrorismo islamico. L’iraq in fondo è tra i paesi più laici della zona. Se collabora nella lotta contro i terroristi gli togliamo l’embargo” Un po’ come hanno fatto con il Pakistan di Musharraf. E così piombavano sul mercato qualcosa come 3 milioni di barili al giorno, con relativo crollo del prezzo del petrolio. Però così non sparavano neanche un colpo. E questo, per chi produce armi, non va bene. Comunque, vedete, la realtà è dannatamente complessa.
Nessun commento.
Commenti chiusi.