da Daniele Mont d’Arpizi
Decine di gatti-giocattolo invadono da qualche settimana i marciapiedi del centro di Padova, tra piazzetta Cavour e Corso Milano. A parte una trascurabile variante canina sono tutti uguali: di peluche bianco e nero, muovono la coda e fanno un miao cibernetico.Ti chiedi: perché tutti questi gattini, in questi foschi tempi di guerra… ma soprattutto: chi troverà il coraggio di comprarli, e per quale oscuro motivo? Siamo nell’epoca della Play-station!Le vendite non sembrano proprio tirare; <> E i felini? Chi ve li da? <> Le domande iniziano ad essere troppe, per la causa viene acquistato un gatto robotico.5 Euro! Però mi sono guadagnato qualche altra domanda, chiedere per esempio se l’italiano che gli da la “merce” sia lo stesso che li ha fatti venire – clandestinamente pare – in Italia. La faccia di Mamud si allarga in un sorriso; la storia è vecchia: i pakistani che vendono le rose, i senegalesi coi libri. Ma chi c’è dietro? Qual è la cupola di questo accattonaggio organizzato? Mentre vado un uomo si precipita su Mamud e compagni; sembra incazzato nero con loro e con me. E’ molto elegante, pelato e nel suo “Belfast” di pacca. Ed è italianissimo.
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