da Miti Vigliero
Ieri sera volevo un libro che ovviamente si trovava all’ultimo ripiano della libreria in corridoio, livello soffitto. Non ho saggiamente preso la scala per paura di un capogiro con relativo volo d’angelo planante sul pavimento, e ho deciso di tirarlo giù servendomi del bastone dei vestiti (avete presente quello col gancio in fondo, che serve a staccare le grucce dai bacchi alti degli armadi? bè, quello). Ho arpionato il libro, e me se sono tirati in testa altri 6. Il bernoccolo non mi fa male (in questi giorni ciuccio Novalgina come una neonata il biberon :-). In compenso, tra i 6 caduti, ce n’era uno che definirei di modernariato. Ve ne riporto sotto dei fiorellini; qualcuno di voi nel ’63 doveva ancora nascere, ma per molti di noi Marcello Marchesi è un bel ricordo, vero?
(da “Diario futile di un signore di mezza età”, Marcello Marchesi, Rizzoli, 1963)
-Non aveva la parola facile, ma il silenzio, oh! il silenzio lo aveva difficile.
Viene in ufficio una madre un po’ mesta, con una bambinetta compostina e distratta. La madre desidera che faccia del cinema o della televisione, comunque.“Ha disposizione?” chiedo “Inclinazione?”“Come no? Da piccola stava sempre tutto il giorno nuda davanti allo specchio”
-Cocktail letterario.“Il fatto è che io non annetto alcuna importanza alla forma, tu annetti?…Lei, lei…annette?”“No, io Giuliette…Annette è quella là”
-Quella signora grassa mangia sei volte al giorno per mantenere la linea. La linea cotica.
-Rumori che ci perdiamo in città. Il tac di una pera che cade. Il porcogiuda del contadino colpito dalla pera.
-Madrigale. “La sua gamba nuda, signora, si distingue facilmente da uno zampone di Modena per il piedino: ha cinque dita.”
-Italia, la terra dei geni troppo compresi.
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