da Sergio Pilu
Ho sempre avuto l’impressione che Alberto Sordi interpretasse tanto bene il peggio degli italiani non grazie al suo talento di attore, quanto alla sua intima natura umana. Insomma, gli veniva bene perchè impersonava se stesso. Forse è per questo (vado a memoria, ma magari mi sbaglio) che, parlando del suo lavoro, non lo definiva mai “satirico”. La satira presuppone distanza umana, etica, intellettuale, di valore, rispetto al bersaglio. Sordi non mirava al bersaglio, era il bersaglio. Mi duole dirlo, ma sono d’accordo con Veneziani (a parte le fesserie sui romani): non era l’italiano che vorremmo essere. E quindi, condoglianze. Ma, per me, senza commozione.
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