da Filippo Facci
Le notizie importanti emanano una luce particolare e relegano nell¹ombra ogni ciarpame parolaio, gli ingredienti dell¹indistinguibile beverone giornalistico tornano a separarsi come l¹acqua con l¹olio. Ogni cosa torna a chiamarsi col nome che ha: il cazzeggio è cazzeggio, il gossip è gossip, la moda è moda, il calcio è calcio, una paginata sulle scarpe è una paginata sulle scarpe, Giampiero Mughini è Giampiero Mughini, una notizia è una notizia e ogni demarcazione tra generi si fa più stagliata, ogni confine tra notizia e intrattenimento si fa più severo. Viene spontanea, tra le tante, una domanda: che cosa non hanno scritto, i giornali, laddove sono comparse decine di pagine monografiche? Di quante presunte notizie siamo rimasti ignari? Che cosa ci siamo persi? Che cosa avrebbero scritto, se non fosse morto Agnelli? Niente d¹importante, a esser leggeri: altrimenti lo avrebbero scritto comunque. E¹ per questo che suonano patetici certi retorici dell¹antiretorica che lamentano il dilagare dello spazio dedicato all¹Avvocato: dovrebbero semmai chiedersi, costoro, capovolgendo il ragionamento, che altro valesse la pena di scrivere. Quale intervista a Mastella, quale servizio su quale prezzemolina, quale inchiesta su quale trend d¹importazione, quale scemenza riempitiva. Sabato mattina c¹erano dei giornalisti che avevano trentanove di febbre e sono corsi lo stesso in redazione: si sono ricordati del mestiere che fanno. E c¹era una notizia.
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