da Luigi Lunari (2)
Se – poi – Agnelli era così potente da essere quasi un Mister Italia, addebitiamogli anche l’assurda priorità che il nostro Paese ha dato all’auto: fino a ridurlo a una sorta di girone infernale dove i “marcia-piedi” sono diventati del “parcheggia-macchine”, l’aria è inquinata, l’automobile è un “must” che disabitua al sano esercizio del camminare, le autostrade un binario obbligato che distoglie anche l’ospite straniero dal godimento di quelle bellezze naturali (vedi Liguria), che sono tra le vere ricchezze d’Italia.Era un “signore”, questo sì: una frase come quella che ho sentito dire a Berlusconi (“Io per quella cosa ho sganciato venti miliardi”) lui non l’avrebbe mai detta nè pensata. Era nato pieno di soldi, ed era cresciuto davvero “superiore” al danaro (salvo, forse, che non fosse espresso nell’ordine in miliardi o delle migliaia di miliardi). Era davvero quel che oggi ci può essere di più vicino a un “re”: ma non un re moderno senza poteri: uno di quei re onnipotenti che si usavano una volta e che sono tutti finiti male. Lui è finito bene, ma il regno che ha lasciato è molto mal messo.
Nessun commento.
Commenti chiusi.