di Filippo Facci (dal Giornale)
Immaginatevi una bambina a cui venga asportato di netto il clitoride, così, senza anestesia. Immaginatevi un¹altra bambina a cui vengano asportate le piccole e grandi labbra della vagina e a cui venga cucita la vulva. Immaginatevi una terza bambina che venga sottoposta a una mistura delle pratiche precedenti con l¹opzione della trafittura del clitoride o dell¹allungamento delle grandi labbra o del taglio netto della vagina. Immaginate poi che queste operazioni abbiano luogo in condizioni igieniche ridicole che siano il viatico di infezioni orribili e di patologie come Aids, epatite B ed emorragie mortali. Si parla di donne che ovviamente non conosceranno mai alcun piacere sessuale che andranno incontro a dolori indicibili durante il parto. Immaginate infine che queste bambine non siano tre, bensì centotrenta milioni di donne costrette a soffrire queste mutilazioni elegantemente denominate ³circoncisione femminile² ma che vi chiediamo, ora, di memorizzare con una sola parola: infibulazione. La ripetiamo: infibulazione. A Gibuti e in Somalia sono infibulate il 98 per cento delle donne, nel Mali il 94 per cento, in Guinea il 90, nel Burkina Faso il 66. Queste pratiche sono ordinarie anche in Indonesia, Malesia, Yemen, Emirati Arabi, Egitto, Australia, Stati Uniti, Canada, Nuova Zelanda ed Europa. In Italia il problema riguarda circa 28mila ragazze. Questa barbarie peraltro non è sorretta da nessuna religione o cultura in particolare: non esiste un pensiero tradizionalista o un relativismo culturale che la sorregga, ci sono solo 130 milioni di donne che vengono infibulate con la giustificazione che da loro è sempre stato così. Questa battaglia civile, che Emma Bonino ha fatto sua in sede comunitaria, non conosce rivalità tra destra e sinistra, non conosce distinguo né niente. C¹è solo da vincerla. A chi legge, quando senta rinominare questa sola parola, si chiede solo un po¹ di consapevolezza in più. Se avanza tempo, un po¹ di vecchia e cara indignazione borghese.
Nessun commento.
Commenti chiusi.