da Enrica Brocardo
Sia ben chiaro. Quello che segue è un clamoroso conflitto d¹interessi. La sottoscritta, attualmente redattore di una delle tante riviste femminili per aspiranti snob (tipo Amica) ha cominciato a fare la giornalista come sfigata sottopagata in una micro redazione locale di un giornale para-regionale. Mio padre, Giovanni, faceva il bancario refrattario alla carriera, non era e non è amico di nessuno che conti un cazzo di qualcosa e voleva che mi iscrivessi a ragioneria per fare la sua stessa fine. Mia madre Margherita, faceva e fa la casalinga ed è un¹esperta nella comparazione dei prezzi della verdura al dettaglio. Il mio compagno Nicola ogni tanto mi affida qualche pezzo dascrivere. Pochi perché è stato mobbizzato e non è in grado di affidare nessun incarico a chicchessia. Insomma un orrendo incrocio di vite banali, amicizie con persone comuni e mancate assunzioni. Per questo non riuscirò mai a toglierti il sospetto che questo sia un discorso pieno di invidia per un mondo al quale non apparterrò mai (ecco il conflitto d¹interessi). Nessuno ha mai accettato una raccomandazione a mio favore perché nessuno era in grado di porgerla. Siccome oltre che sfigata sono anche un po¹ lenta, per imparare il mestiere ci ho messo più di sei mesi e non sono certa, dopo dieci anni, di averlo imparato. In compenso sono stata, una volta tanto, davvero fortunata. Perché non mi è toccato di dover lasciare i miei affetti per andare in America a guadagnare 1000 dollari al mese. Sono rimasta a casa, prendendo dalle 200-800 mila mensili, con la tranquillità di un letto e di due pasti al giorno garantiti dai miei genitori. In tutto questo non ho avuto il tempo di imparare a cagare giudizi su chi ha dedicato la vita a rimettere a posto gli arti amputati di migliaia di persone. E neppure ho avuto il coraggio di punzecchiare i vari D¹Alema e Veltroni, perché ho visto che fine ha fatto chi si è permesso di scrivere qualche piccola cattiveria su una Cassa di risparmio locale e su qualche mammasantissima della porta accanto. Qui da noi non vige l¹abitudine civilissima di punirti affidandoti la direzione di Amica.
Per capire questa divertente lettera di Erica Broccardo bisogna aver letto l’incipit della mia intervista a Maria Laura Rodotà. L’ho appena messa in interviste. (scf)
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