da Primo Casalini, Monza
“Il capo dello Stato e Berlusconi si confermano due guide politiche e morali del Paese”: così Sandro Bondi, con quella sua bella aria da Uovo di Pasqua. La mossetta è chiara, innaffiare il premier di un po’ del consenso di cui gode Ciampi, ma non è questo il punto. E’ il concetto di “autorità morale” che va messo in discussione. Se parlassimo solo di “Autorità” sarebbe meglio, come fanno alle feste dei carabinieri. Vabbè, i presidenti sono stati regolarmente eletti, hanno dei compiti e dei limiti ai compiti. Basta. Il resto è solo enfiagione delle varie Lingue della Real Casa. Ci si rifugia nell’autorità per non parlare di autorevolezza, che non è un timbro, ma si merita e si mette in gioco tutti i giorni. Anche a me, in questo fine d’anno, è mancato il messaggio di Beppe Grillo, certamente autorevole. Anche quello più metafisico di Quèlo. Per fortuna c’è stato l’oroscopo del 2003 di Michele Serra, ed ho gradito anche Aldo Grasso, con la sua sorridente invettiva contro la “triste euforia” della TV. Ma l’articolo di Adriano Sofri, titolato “La vita nuova” e pubblicato il 31 su la Repubblica è hors categorie, come certi colli del Tour. Parte dal suo alluce sinistro che si affaccia da un grosso buco nella calza. In poche righe ricorda l’uovo di legno scheggiato che la mamma usava per rammendare, una pagina dei Buddenbrook e le calze che esibivano i loro buchi nelle moschee di Sarajevo assediata. Per tornare al suo qui ed ora in carcere. E la calza la lava, non la butta: “Aspetterò”, dice.
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