da Nicola Arcozzi
Nel giorno della memoria ho brevemente raccontato ai miei studenti (corso di analisi a ingegneria) la vicenda di Emmi Noether, che ebbe il raro privilegio di essere discriminata sotto regimi diversi, per diversi motivi. Nata nel 1885, figlia di un matematico tedesco, Emmi Noether dimostrò presto di essere una matematica di razza. Fu chiamata a Gottinga da Hilbert, il più celebre matematico dell’epoca. Lì, nonostante le insistenze dello stesso Hilbert, dovette attendere svariati anni prima di essere ammessa a tenere ufficialmente dei corsi: era una donna, e non era previsto che facesse parte del corpo docente, anche se veniva invitata alle conferenze più prestigiose. Un suo famoso teorema dice che, in un sistema fisico, sotto ogni legge di conservazione (dell’energia, per esempio) si cela una simmetria, e che, viceversa ogni simmetria del sistema produce una legge di conservazione. Nel 1933 i nazisti epurarono i docenti ebrei dalle università tedesche: la Noether, ebrea, perse il posto e emigrò negli USA, dove morì due anni più tardi.
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