da Graziella Casula
Penso al 2002 e a ciò che mi porterò dentro; senz’altro pure qualcosa di nuovo. Dopo anni di silenzio mi sono resa conto, con sorpresa , che si è parlato non solo di diritto al lavoro ma del diritto alla dignità e alla soddisfazione dei bisogni della persona che sono pure quelli della fiducia nell’avvenire. La mia dignità e le mie rivendicazioni come lavoratrice e come donna hanno assunto nuovi connotati: sono stati nuovamente definiti e rinvigoriti. MI capita spesso di sentir parlare di risorse umane, ma io non sono una risorsa umana sono una persona che pensa, lavora e vive. Altra cosa che mi ha coinvolta, risiede nel sentir parlare per le donne e dei diritti che il “genere” ancora non possiede. Tutto ciò mi dà soddisfazione e la Comunità europea e le sue numerose iniziative al riguardo ne alimentano la fiducia. L’Italia ha bisogno di questo e di altri confronti che l’Unione può offrire. Le sapremmo cogliere? Certo dipende da noi e le donne possono fare tanto, si sa; ma i posti nei gradini della parità vanno conquistati a gran fatica. Alcune immagini, invece, le vorrei veramente cancellare: sono le navi piene di disperati che affondano prima di avvicinarsi alla nostra terra. La paura di guardarli in faccia ci rovina l’immaginario di cartapesta. Come pure vorrei che sparisse la Tv che trasmette ,giudica e seziona i vari fatti di cronaca. Non tutti, abbiamo la voglia morbosa di conoscere i particolari scabrosi di questo o quell’altro omicidio.
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