da Umberto Biondi
Tratto da “Buskashi’ – Viaggio dentro la guerra”, di Gino Strada, pag.164:.
Gia’ nell’inverno del 2000 il governo degli Stati Uniti e il presidente Clinton avevano deciso per un attacco militare all’Afganistan, dopo l’attentato del 12 ottobre 2000 all’incrociatore americano Cole nel Golfo di Aden, attribuito a Osama Bin Laden e ai suoi.Era cosa di dominio pubblico, occupava a esempio nove colonne dei maggiori quotidiani pakistani, molto meno in Italia, naturalmente, essendo la notizia irrilevante per molta stampa nostrana intenta a seguire le vicende di Casa Savoia.Erano stati compiuti tutti i passi di “diplomazia di guerra” necessari. Concordata una posizione di disimpegno della Cina, gli Stati Uniti avevano trovato il pieno sostegno di Russia e India, un’inedita coalizione a tre, per portare a termine il piano.Nessuno stupore: la Russia non ne poteva piu’ di vedere la guerriglia cecena rifornirsi di nuovi fanatici ben addestrati provenienti dai campi di battaglia afgani, l’India aveva lo stesso problema con i combattenti islamici in Kashmir.Un solo aspetto restava da definire, secondo la stampa statunitense e pakistana: il “quando”. Un attacco in tempi brevissimi, oppure gli Stati Uniti avrebbero aspettato un mese, per rispettare il Ramadan, il periodo di digiuno islamico ormai alle porte?L’attacco venne ritardato: poi, con le elezioni presidenziali americane e la vittoria di Bush, non se ne era piu’ parlato. Forse la strategia era cambiata.Le compagnie statunitensi del petrolio, con il sostegno del governo, trattavano con i talebani il passaggio di gasdotti e oleodotti attraverso l’Afganistan. Poi, qualche mese prima dell’attentato di New York, qualcosa deve essere andato storto, le trattative si sono arenate.
Nessun commento.
Commenti chiusi.