da Manuela Faccani, Ravenna
Cesare ha riunito le sue legioni, le ha infiammate parlando al loro cuore (e, indirettamente, a Pompeo e Crasso) e, dalle rive dell’Arno si appresta a conquistare Roma e l’impero.Questo, in sintesi, quanto ho percepito ieri sera, nel sedicente incontro fra politica e movimenti di Firenze. Sedicente, perché incontro non è stato, ma piuttosto incoronazione; e come tale, eseguita con tutte le cerimonie e le ritualità del caso. Interventi accuratamente selezionati e preconfezionati, rappresentanza studiata a tavolino – potevano mancare “l’operaia”, “la studentessa”, “l’intellettuale”? – secondo uno schema talmente vecchio, che nemmeno il PCUS degli ultimi anni…La parola più usata ed abusata: unità. Ma unità fra chi e che cosa, se ognuno si ingegna a portare i “suoi” contenuti, le “sue” verità, nemmeno sfiorato dall’idea che vi possano essere altre verità, altrettanto valide, altrove? Una ben apparecchiata rappresentazione formale di unità, tutta all’interno di una sinistra che ci snocciola soluzioni semplici a problemi complessi, legata ad una visione del mondo che il mondo ha già, opportunamente, superato. Nemmeno lei, la Rosy, che tanto mi piace, è uscita dal coro, e ci presenta le sue verità, con un ragionamento che, se portato alle estreme conseguenze, ci fionderebbe ritti nel medioevo, dovendo discendere – pare – le opzioni politiche direttamente dalla Sacre Scritture.Io ero al Palavobis, al Circo Massimo, a S.Giovanni. Una dei milioni di persone che, spontaneamente e a sue spese, ha sentito che doveva essere lì, in quei luoghi e in quei momenti, e non avrebbe potuto essere altrove. Ero lì da protagonista, pur non essendo mai salita su un palco.Ieri sera non ero protagonista, ma spettatore in un’arena; chiamata ad osannare il nuovo conducator, che parla al cuore – ma infila venti più venti minuti di vuoto comizio, alla maniera d’antan – e a sbeffeggiare tutti coloro che qui, stasera, non ci sono. Il conducator assicura che “non” marcerà su Roma, che “non” prenderà il potere, che “non” detronizzerà nessuno… e allora cos’è questo rullare di tamburi, e il clangore di armi che si sentono dietro le sue parole (ma forse è solo la marcia trionfale dell’Aida, omaggio ad un raffinato melomane).Io non so se ieri sera a Firenze è nato un nuovo partito.Certo, è iniziata la morte dei movimenti, e mi stupisce che i fini intellettuali che li guidano non lo abbiano previsto. Se i movimenti non sono più coscienza critica, frusta e pungolo di una politica stanca e pavida, ma diventano essi stessi parte di quella politica, fazione, contro un’altra fazione; se da lievito che scuote la società costringendola ad interrogarsi sulle proprie forme politiche, sociali e culturali, diventano legione, acritica e osannante, allora il movimento finisce, e la storia rotola irriducibilmente all’indietro.Peccato, è mancato ieri sera, un Nanni Moretti che, saltando sul palco, svelasse che ancora una volta, inesorabilmente, il re è nudo.P.S. Solo, fuori al coro, un ottimo Martini, che mostra di voler comprendere, dialogare, relazionarsi coi movimenti, senza appropriarsene.
Non ero a Firenze e dalla lettura dei giornali, sinceramente, non ho ricavato granché. Non capisco quindi il tuo pessimismo. Pneso solo che a un primo momento di movimento, di partecipazione, spinta dal basso, deve giocoforza sostituirsi un momento di organizzazione, altrimenti a che cosa serve tutto questo? Ma credo che sia un problema di sfumature, di toni, e forse tu cogli sensazioni che io non posso cogliere semplicemente leggendo articoli peraltro insufficienti e superficiali. (csf)
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