da Gianpaolo Faccani da Trento
Sergio Pilu ha detto che e’ doveroso, in caso di riforme istituzionali, mettere insieme maggioranza e opposizione a concorrere alla loro realizzazione. Sacrosanto. Pero’ ci sono alcune considerazioni preliminari da fare:1) I patti dovrebbero essere proposti discussi ed eventualmente approvati in pubblico, assumendosene la responsabilita’ e non in privato davanti a una crostata.2)Un dialogo presuppone la volonta’ da parte di entrambi i soggetti a dialogare. Quando uno dei due si dimostra sempre e comunque in malafede, mettendolo regolarmente in quel posto all’altro, a quest’ultimo a un certo punto non dovrebbe rimanere altro da fare che prenderne atto e ritirarsi in buon ordine.3)La terza considerazione riguarda l’affermazione che avendo Berlusconi vinto le elezioni non si poteva fare altro che accettarlo e dialogare con lui. Vero. In teoria. Pero’ dialogare non vuol dire cedere su tutto, e soprattutto non vuol dire cedere sui propri principi (ammesso che ci siano), perche’ allora se le elezioni le avesse vinte Hitler e questi avesse chiesto a D’Alema di bruciare nei forni un po’ di ebrei in cambio della sua disponibilita’ a partecipare alla Bicamerale, cosa avrebbe fatto il nostro? Quale punto di mediazione avrebbe trovato: L’esclusione degli ebrei dalle cariche pubbliche? L’esilio? E non sarebbe stata un’infamia ugualmente?
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