da Primo Casalini, Monza
La faccenda si è svolta così. Nel pomeriggio del lunedì mi sono detto: “Stasera c’è Benigni…vabbè…devo ricordarmi di registrarlo…” Già il vabbè ed il devo mi avrebbero dovuto insospettire. Poi, alle otto, mi telefona un amico: “Senti, piove e camminare non si può. Viene a casa mia: ho la padella coi buchi, un chilo di castagne large size ed il solito rosso”. Ho aderito volentieri e quella sera i problemi del Burkina Faso e del morbo dei platani li abbiamo risolti, quello del passo carraio sotto casa no. Il tempo è volato felicemente, salvo un lieve retrogusto acidulo da peccato di omissione: la cassetta non l’avevo programmata. Amici affidabili mi assicurano che si è trattato di una considerevole performance. Benigni non è in discussione, il suo voto va dal 7 + in su. Neppure Dante, al mattino provate a leggere adagio a voce alta un canto a caso di quelli che non si fanno mai al liceo, e fatelo senza guardare le note. Ci metterete dieci minuti, vi sembrerà di non aver capito quasi niente. Chiuderete il libro dicendo “Però!” e la giornata sarà bella, piena di rispetto per voi e per gli altri. E tornerete a farlo la mattina dopo. Quindi la benignata è stata una meritoria opera laudabile a trecensessanta gradi. Ma se uno è un bastiancontrario, che vuoi farci? Negli stessi giorni casualmente ho visto per un quarto d’ora l’ultimo episodio di Scafroglia, quando c’è l’agnizione: Scafroglia è lui, che crede di essere il presentatore in TV. Ma non c’è nessuna TV, nessuna pubblicità e padre Federico è un infermiere della clinica che sarà costretto a somministrargli le pillole blu. E quando padre Federico si infila il camice bianco, Guzzanti gli chiede: “Padre, perchè si veste da sposa?”. Sublime. L’ho visto solo io o c’è qualche altro bastiancontrario?
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