PIERO FASSINO. Spiega ai lettori dell’Unità che hanno contestato le sue partecipazioni alle iniziative di Bruno Vespa, che lui ci va perché vuole fare sapere quello che pensa. E quindi presenta i libri di Vespa, e quindi va a Porta a Porta. Chiedere qualche garanzia sulla trasmissione sarebbe troppo? Perfino Monica, se la scenografia non le piace, si alza e se ne va. Sarebbe bello che qualcuno ogni tanto mettesse in discussione l’atmosfera di equivicinanza tipica di questi talk show e li contestasse dal di dentro. Agnoletto (dico Agnoletto) se l’è presa con Socci quando ha ritenuto scorretto l’arduo accostamento fra no global e khmer rossi. Ci promette Fassino che starà attento la prossima volta che andrà a Porta a Porta?
BRUNO VESPA. Ripensandoci, mi pare proprio giusto che Rutelli e Fassino vadano in giro per l’Italia a presentare il libro di Bruno Vespa. Altrimenti come potremmo prendere coscienza che un altro libro è possibile? Il povero Vespa ha difficoltà a promuovere la sua mensile produzione letteraria. E’ stato ospitato finora solo da Domenica In, I fatti vostri, Domenica Out, Buona Domenica, Di primo mattino, Aspetta si fa sera, Mi manda Rai tre, Tg1, Tg2, Tg3, Tg4, Tg5, Studio Aperto, Studio Chiuso, Ciak, Quark, La macchina del tempo, Blob, Striscia la Vespizia. Chi Vespa, vende libri, chi non Vespa, no (questo piccolo slogan glielo do gratis).
MONICA LEWINSKY. Se Fassino ci tiene tanto a far conoscere le sue idee dovrebbe scegliere meglio le location. Una trasmissione con Monica, per esempio, garantisce un’audience altissima anche se è a rischio. Qualche vignetta volgare forattiniana, qualche gioco di parola tipo tradizione orale, tipo non ha nemmeno aperto bocca, ci scappa sempre e non c’è niente di meglio che legare la propria immagine a sapide battutine. Adesso che il ciclone Monica è passato, mi resta una curiosità: come avrebbe presentato la ragazza Monica? “E’ qui con noi Monica Lewinsky, famosa per aver fatto un periodo di stage alla Casa Bianca”? E quali domande le avrebbe fatto visto che si era impegnato a non scandalizzare i bambini? Avrebbe sollecitato la sua opinione sull’attacco all’Iraq? Le avrebbe chiesto a bruciapelo se fa il tifo per la Lazio o per la Roma? L’avrebbe messa in imbarazzo sollecitando un parere sulla globalizzazione? Le avrebbe chiesto se secondo lei sarebbe il caso che Saccà dia le dimissioni prima di Baldassarre?
CESARE LANZA. Perché Monica è venuta in Italia? Perché le è stato pagato un cachet per una prestazione non effettuata? Perché le sono stati dati così tanti soldi? Perché se ne è andata senza dare l’intervista? Il deus ex machina di tutto ciò è un abile collega, Cesare Lanza, compagno di ottime interviste, consulente della Rai. Cesare, alla fine del tormentone, si è lamentato. “E’ uno straordinario caso di censura preventiva”, ha scritto alla Repubblica,”come non si registrava dagli anni Cinquanta”. Ignoro che cosa sia successo negli anni precedenti ai Cinquanta visto che, se ben ricordo, non c’era la televisione e quindi parliamo di radio e di giornali. Certo, c’era il fascismo. A noi sembrava che altri casi di censura (blob, luttazzi, grillo, fo, biagi, santoro) potessero servirci per aprirci già gli occhi in questi ultimi anni. Sono contento che l’amico Cesare, anche lui, cominci a sentire odore di regime.
Claudio Sabelli Fioretti
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