da Primo Casalini, Monza
BarbaraPalombelli ha scritto sul Corriere un articolo sulla verginità riscoperta come valore. E’ verissimo, è proprio un valore: c’era solo l’olio di ulivo extra-vergine e la pura lana vergine, adesso c’è la seta vergine, persino il lino vergine, la cera vergine ed il cotone vergine: tutta roba che costa di più perchè ha più valore. Fra l’altro che il cotone sia vergine non ci può credere nessuno, con quel nomaccio che porta. Ed i termini “novello”, “bianco” e “crudo” sono solo sinonimi dello stesso atteggiamento moralmente agrituristico. Mi sovviene che nella prima BUR (volume singolo lire 60, volume doppio lire 120 etc…) figuravano i gradevoli libretti di Roland, un naturalista in punta di penna. Questi, nell’osservare i primi giorni di vita di un non so quale insetto, diceva che “purtroppo” ad un certo punto l’insetto iniziava ad utilizzare lo sfintere e faceva la pupù. L’accettazione serena della corporeità è il prerequisito per vivere bene. Occorre abitare il proprio corpo, accudirlo quanto è necessario, non di più nè di meno. Ed ognuno/ognuna ha la sua soluzione, sempre provvisoria.P.S. X Sergio Pilu. Ha ragione, a volte divento apodittico, e me ne dispiace. Possiamo darci del tu, anzi del tè, come dicono a Modena?
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