da Piero Lint
Ha ragione, il nostro premier, a lamentare i continui fraintendimenti da parte di media e uomini politici. L’hanno accusato di aver fatto approvare la legge sulle rogatorie internazionali solo per tirare acqua al suo mulino; quando lui voleva solo rilanciare l’originalità dello spirito italiano, chiedendo che anche le prove documentali fossero in originale. Hanno gridato allo scandalo per l’abolizione della tassa di successione, perché favoriva i suoi amici ricchi; quando lui ha solo voluto favorire il turn-over nelle famiglie del capitalismo italiano, dove i vecchi non volevano decidersi a morire, per non mollare una lira allo Stato. Gli hanno gettato la croce addosso per la legge Cirami, fatta per consentire a lui e ai suoi compagni di merende di sgusciare fuori con eleganza dai processi che li vedono coinvolti; quando lui voleva solo ridare legittimità al sospetto, cioè al dubbio – che è alla base di tutta l’attività investigativa. Medesimo copione in occasione del suggerimento dato ai cassaintegrati Fiat, di trovarsi lavoretti in nero. Il nostro Capo ci vede lontano: un cassaintegrato fa un casso tutto il giorno e cade nell’ozio. […] Il nostro premier è una sporogenesi continua di idee, un vulcano in perenne eruzione, un priapismo magmatico dal quale pochi, ahinoi, si lasciano penetrare.
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